Io non voglio immolarmi in nome di Maastricht
di STEFANO ROMANINI
Per poter affrontare la crisi che sta colpendo l'Europa intera, si parla di misure "lacrime e sangue", rinvio dell'età pensionabile ed altre ancora.
L'ex numero uno della Bce, il francese Trichet, qualche tempo fa, ma potrebbe data l'immutata situazione essere stato detto ieri, specificò che quello che occorre «è un salto di qualità nella mutua vigilanza tra le politiche economiche in Europa. Dobbiamo migliorarne i meccanismi, per prevenire e per sanzionare i comportamenti scorretti. Ci occorre una effettiva attuazione del mutuo controllo, e sanzioni efficaci per quelli che infrangono il Patto di stabilità e di crescita».
L'attuale presidente del Consiglio Mario Monti cooptato da Giorgio Napoletano, già nel 2009 sul Corriere della Sera, in un articolo intitolato "Rifondare l'Europa per salvare l'euro", dichiarava: «così forte, ma così debole. È un'Europa carica di contrasti, quella che cerca di emergere dalla tempesta finanziaria. Forte, per i passi avanti che ha compiuto in questi giorni. Debole, perché ha mostrato ancora una volta di saper avanzare solo sotto la pressione dell'emergenza». L'economista affermava che la soluzione è collegare all'unione monetaria una robusta unione economica. Affermava, inoltre, «l'unica via è quella di sfruttare il potenziale tuttora inespresso di un mercato veramente integrato, capace di generare produttività e competitività… Si deve costruire un mercato unico più solido, ma per farlo occorre costruire il consenso su tale progetto. Dopo tante energie dedicate alla moneta, all'allargamento del Trattato di Lisbona, L'Europa ha bisogno di un'iniziativa politica per rafforzare il pilastro portante della costruzione, che altrimenti rischia di sgretolarsi».
Ma sarebbe opportuno sapere: quale mercato? Quello che negli ultimi anni ha portato il mondo sull'orlo della bancarotta? Lo stesso mercato, controllato e gestito dalla finanza internazionale e dai grandi gruppi bancari che hanno portato le borse al tracollo? Lo stesso mercato che è servito alle grandi banche d'investimento (la Goldman Sachs su tutte) per mentire, speculare, raccogliere denaro buono e vendere titoli "taroccati"? No, siamo spiacenti ma noi non intendiamo morire "in nome del libero mercato".
L'economia dell'Europa non può essere gestita dalle banche e dalle società private comela Banca Centrale Europea. Si, perché questa è la verità. Noi siamo schiavi di un'associazione a delinquere di stampo liberal-capitalistico privata che, in nome del profitto vuole gestire la politica dell'Europa, dell'Occidente e, magari, di tutto il mondo.
Non tutti sanno che dietro l'Euro, come moneta, non esiste una "garanzia aurea", ma il suo è un "valore indotto" che gli danno i cittadini che lo fanno "circolare". In pratica è carta straccia.La BCE "batte" questa carta straccia, scrivendo sulla banconota una cifra che non è mai equivalente al costo di stampa.
La BCE, poi, la presta agli Stati che la pagano, a valore facciale, in titoli di Stato, e non per il costo di stampa; il prestito viene rimborsato con gli investimenti e le tasse dei cittadini. Il guadagno della banca è il " signoraggio", cioè quanto restituiscono gli Stati meno il costo della stampa. La verità è chela BCE , e le banche private che la controllano, sono proprietarie della moneta che prestano agli Stati, per cui noi cittadini europei siamo tutti loro debitori.
A questo punto la soluzione è semplice. Nazionalizziamola BCE e si costituisca una Banca centrale Europea controllata dai singoli governi, che batta moneta "europea". Abbattiamo il signoraggio, così il costo del denaro crollerà, e con esso i deficit degli Stati. Nello stesso tempo azzeriamo i costi della politica, tagliando del cinquanta per cento o gli stipendi o il numero dei parlamentari e sottoponiamo al controllo della Corte dei Conti il bilancio di Camera e Senato. Oggi, in un mondo dove idee e principi nazionali e sociali sono condannati, non si può morire per Maastricht.
L'ex numero uno della Bce, il francese Trichet, qualche tempo fa, ma potrebbe data l'immutata situazione essere stato detto ieri, specificò che quello che occorre «è un salto di qualità nella mutua vigilanza tra le politiche economiche in Europa. Dobbiamo migliorarne i meccanismi, per prevenire e per sanzionare i comportamenti scorretti. Ci occorre una effettiva attuazione del mutuo controllo, e sanzioni efficaci per quelli che infrangono il Patto di stabilità e di crescita».
L'attuale presidente del Consiglio Mario Monti cooptato da Giorgio Napoletano, già nel 2009 sul Corriere della Sera, in un articolo intitolato "Rifondare l'Europa per salvare l'euro", dichiarava: «così forte, ma così debole. È un'Europa carica di contrasti, quella che cerca di emergere dalla tempesta finanziaria. Forte, per i passi avanti che ha compiuto in questi giorni. Debole, perché ha mostrato ancora una volta di saper avanzare solo sotto la pressione dell'emergenza». L'economista affermava che la soluzione è collegare all'unione monetaria una robusta unione economica. Affermava, inoltre, «l'unica via è quella di sfruttare il potenziale tuttora inespresso di un mercato veramente integrato, capace di generare produttività e competitività… Si deve costruire un mercato unico più solido, ma per farlo occorre costruire il consenso su tale progetto. Dopo tante energie dedicate alla moneta, all'allargamento del Trattato di Lisbona, L'Europa ha bisogno di un'iniziativa politica per rafforzare il pilastro portante della costruzione, che altrimenti rischia di sgretolarsi».
Ma sarebbe opportuno sapere: quale mercato? Quello che negli ultimi anni ha portato il mondo sull'orlo della bancarotta? Lo stesso mercato, controllato e gestito dalla finanza internazionale e dai grandi gruppi bancari che hanno portato le borse al tracollo? Lo stesso mercato che è servito alle grandi banche d'investimento (
L'economia dell'Europa non può essere gestita dalle banche e dalle società private come
Non tutti sanno che dietro l'Euro, come moneta, non esiste una "garanzia aurea", ma il suo è un "valore indotto" che gli danno i cittadini che lo fanno "circolare". In pratica è carta straccia.
La BCE, poi, la presta agli Stati che la pagano, a valore facciale, in titoli di Stato, e non per il costo di stampa; il prestito viene rimborsato con gli investimenti e le tasse dei cittadini. Il guadagno della banca è il " signoraggio", cioè quanto restituiscono gli Stati meno il costo della stampa. La verità è che
A questo punto la soluzione è semplice. Nazionalizziamo
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