domenica 26 febbraio 2012

PIAZZA ANDREA ROSSI - da "Libertà" del 26 Gennaio 2012


«L'Anpi dimentica di aver patrocinato un libro con la storia vera di Rossi»
I coordinatori del volume: «Giudizio diviso ma nessuna accusa contro di lui»

SAN NICOLÒ - Si arricchisce giorno dopo giorno il dibattito sull'intitolazione di piazza Fratelli Maserati a San Nicolò ad Andrea Rossi, funzionario della Prefettura di Piacenza durante la Repubblica Sociale Italiana. Con il sondaggio aperto da Libertà, tutti i cittadini possono esprimere la loro opinione sulla questione visitando il sito internet www. liberta. it. (fino alle ore 17 di domani).
Questa volta, torna ad intervenire il presidente di Piacenza Antagonista, Pino De Rosa, in difesa del provvedimento dell'amministrazione di Rottofreno, ma soprattutto contro le accuse piovute da più parti.
«La storia non è mai fossilizzabile dai partiti politici a loro piacimento» dice, contestando gli interventi dei consiglieri comunali Simona Bellan e Mara Negrati, di area Pd. «Il nostro presente è retaggio di tutto quanto il nostro passato: e questo si nota anche da quanto scritto dalle consigliere di minoranza che, per scongiurare la ridenominazione della piazza, si appellano ad un Regio Decreto del 1923, quando evidentemente la marcia su Roma c'era già stata».
In più, De Rosa accusa l'Anpi di «arrivare, presa dal livore, a sconfessare pure se stessa: ha patrocinato il libro "Quasi quasi vado a ballare" prodotto da un laboratorio delle scuole medie di Calendasco, dove viene raccontata la vera storia di Rossi, diversa da quella che la stessa Anpi afferma in questi giorni». Il libro in questione, "Quasi quasi vado a ballare. Storia e storie del dopoguerra a Calendasco e dintorni (1945-1955) " è il frutto del laboratorio di ricerca storica territoriale coordinato da Rossella Groppi, Filippo Zangrandi e Camilla Trasciatti con i ragazzi della scuola media Guido Gozzano dell'Istituto Comprensivo di Rottofreno-Calendasco. «Quella di Rossi, per noi, era una storia minore in quanto solo marginalmente collegata a Calendasco», spiegano Zangrandi e Groppi. «Avevamo raccolto voci contrastanti, grazie alle quali abbiamo redatto una prima versione del capitolo a lui dedicato. Successivamente, anche in seguito all'intervento e alla sollecitazione del figlio Giandomenico e tenuto conto delle testimonianze da lui raccolte, abbiamo modificato il contenuto di tale paragrafo. Da un lato abbiamo ricordato il ruolo di Rossi come addetto stampa e propaganda del Prefetto, dall'altro però non sussistono atti processuali che provino un suo coinvolgimento diretto in fatti di sangue contro i partigiani». E precisano: «Noi non siamo giudici: nell'opinione popolare può non essere univoco il giudizio su Rossi, ma è altrettanto vero che dalle carte non emergono fatti a lui imputabili direttamente. Ciò non significa che l'Anpi sconfessi alcunché, dal momento che in questi giorni si è discusso non tanto delle eventuali colpe di Rossi, ma dell'opportunità di intitolare una piazza ad un soggetto organico al Regime. Ci sentiamo anzi di ringraziare l'Anpi che ci ha sostenuti nelle ricerche grazie alla quali si sono scoperti episodi di storia locale fino ad allora mai indagati».
Cristian Brusamonti

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