La tragedia delle foibe raccontata ai ragazzi
San Nicolò, lezione speciale con De Rosa e proiezione di filmati d'epoca
SAN NICOLÒ - Sono partiti con poche cose, ma allo stesso tempo con la necessità di dover portare via con loro il più possibile, i brandelli di tutta una vita, persino i mobili, i materassi e gli oggetti più cari: per gli esuli di Pola, lasciare la propria casa ha significato innanzitutto non poterla mai più rivedere.
Nelle giornate in cui si è ricordato il genocidio italiano nell'Istria e la pulizia etnica compiuta dagli uomini di Tito, anche a San Nicolò la tragica pagine delle foibe e dell'esodo italiano è stata ricordata nei giorni scorsi con un incontro che si è tenuto al Centro culturale al quale hanno partecipato diverse classi terze delle scuole medie del paese. In veste di docente, questa volta c'era il presidente dell'associazione "Piacenza antagonista", Pino De Rosa, che ha spiegato ai ragazzi le origini di questa drammatica pagina della storia italiana, spesso ancora troppo dimenticata, specialmente dalle nuove generazioni. Per rendere questa lezione più accattivante, è stata allestita per l'occasione una mostra fotografica che ha riproposto in circa una trentina di immagini i momenti più significativi e tragici delle uccisioni titine e dei 350mila esuli italiani dalle regioni jugoslave dell'Istria e della Dalmazia.
«Per comprendere quello che è successo in quegli anni non è sufficiente esaminare i fatti, ma anche ritornare indietro nel tempo per indagare le ragioni storiche che hanno portato a questo odio verso i cittadini di origine italiana», spiega De Rosa alla sala gremita di studenti. «Non si deve dimenticare che queste terre sono state prima colonizzate dai romani e poi rimaste italiane fino all'800, quando hanno iniziato ad avanzare le popolazioni slave». Nel racconto di questo "braccio di ferro" storico tra Italia e Jugoslavia, le immagini riportano poi all'Irredentismo della prima guerra mondiale e all'armistizio dell'8 settembre del ‘43. «Fu in quel momento che avvenne il più grande massacro di italiani della nostra storia. Nelle foibe carsiche, finirono più di 7mila persone, anche partigiani del Cln: le uccisioni avevano ormai perso ogni connotazione politica per diventare a tutti gli effetti un genocidio indiscriminato».
Nella seconda parte dell'incontro, invece, è stato proiettato ai ragazzi un vecchio filmato della "Settimana Incom" dell'epoca, riguardante l'esodo di Pola. Guidati dalla narrazione asciutta e retorica tipica del cinegiornale dell'Istituto Luce, gli studenti hanno potuto vedere con i propri occhi la disperazione di quanti furono costretti a lasciare di fretta le loro abitazioni lasciandole agli slavi e i volti rigati di lacrime di chi, dalla nave in partenza, guardava la sua città per l'ultima volta.
Cristian Brusamonti
Nelle giornate in cui si è ricordato il genocidio italiano nell'Istria e la pulizia etnica compiuta dagli uomini di Tito, anche a San Nicolò la tragica pagine delle foibe e dell'esodo italiano è stata ricordata nei giorni scorsi con un incontro che si è tenuto al Centro culturale al quale hanno partecipato diverse classi terze delle scuole medie del paese. In veste di docente, questa volta c'era il presidente dell'associazione "Piacenza antagonista", Pino De Rosa, che ha spiegato ai ragazzi le origini di questa drammatica pagina della storia italiana, spesso ancora troppo dimenticata, specialmente dalle nuove generazioni. Per rendere questa lezione più accattivante, è stata allestita per l'occasione una mostra fotografica che ha riproposto in circa una trentina di immagini i momenti più significativi e tragici delle uccisioni titine e dei 350mila esuli italiani dalle regioni jugoslave dell'Istria e della Dalmazia.
«Per comprendere quello che è successo in quegli anni non è sufficiente esaminare i fatti, ma anche ritornare indietro nel tempo per indagare le ragioni storiche che hanno portato a questo odio verso i cittadini di origine italiana», spiega De Rosa alla sala gremita di studenti. «Non si deve dimenticare che queste terre sono state prima colonizzate dai romani e poi rimaste italiane fino all'800, quando hanno iniziato ad avanzare le popolazioni slave». Nel racconto di questo "braccio di ferro" storico tra Italia e Jugoslavia, le immagini riportano poi all'Irredentismo della prima guerra mondiale e all'armistizio dell'8 settembre del ‘43. «Fu in quel momento che avvenne il più grande massacro di italiani della nostra storia. Nelle foibe carsiche, finirono più di 7mila persone, anche partigiani del Cln: le uccisioni avevano ormai perso ogni connotazione politica per diventare a tutti gli effetti un genocidio indiscriminato».
Nella seconda parte dell'incontro, invece, è stato proiettato ai ragazzi un vecchio filmato della "Settimana Incom" dell'epoca, riguardante l'esodo di Pola. Guidati dalla narrazione asciutta e retorica tipica del cinegiornale dell'Istituto Luce, gli studenti hanno potuto vedere con i propri occhi la disperazione di quanti furono costretti a lasciare di fretta le loro abitazioni lasciandole agli slavi e i volti rigati di lacrime di chi, dalla nave in partenza, guardava la sua città per l'ultima volta.
Cristian Brusamonti
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