martedì 20 marzo 2012

TECNOCRAZIA

Mario Monti

"Oggi Monti regna su Roma come un nuovo Cesare. In effetti il processo democratico è stato sospeso per permettere a un tecnocrate non eletto di mettere in atto politiche che i politici eletti non riuscivano a far passare"
Michael Schuman
(Time Magazine 9 febbraio 2012)

martedì 13 marzo 2012

INAMMISSIBILI DICHIARAZIONI DA PARTE DI PSEUDO-RICERCATORI ...CONSULENTI ONU



La deriva intellettuale a cui stiamo assistendo da diversi anni a questa parte è spaventosamente vasta. Le motivazioni di tutto ciò sono molteplici e, in alcuni casi, inspiegabili. Ma la forma più fastidiosa, odiosa e inaccettabile, è senz'altro quando qualcuno la utilizza a scopo "pubblicitario".
Ieri (12 marzo 2012) sul Corriere della Sera è apparso un articolo che riportiamo per intero qui di seguito e che rappresenta uno dei livelli più bassi (per dirla alla Mourinho) di PROSTITUZIONE INTELLETTUALE mai visti sino a d'ora.
E pensare che certi personaggi...o meglio, certa gentaglia, lavora come consulente addirittura dell'Onu...ovvero viene anche pagata!
Comunque lasciamo al lettore ogni considerazione e commento in merito. Noi, per quel che ci riguarda, possiamo solo confermare che saremo sempre una, seppur minuscola,  diga contro l'anti-cultura che questi personaggi cercano di vomitarci addosso.

dal Corriere della Sera del 12 Marzo 2012

 

in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo

«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»

L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu

in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo

«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»

L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu


MILANO - La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.

ANTISEMITISMO - «La Divina Commedia - spiega all'Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 - pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega l'organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: «Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell'apostolo che tradì Gesù)»; «giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore» (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell'antisemitismo. «Studiando la Divina Commedia - sostiene Gherush92 - i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». E ancora, prosegue l'organizzazione, «nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti».

MAOMETTO - Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche accenti islamofobici. «Nel canto XXVIII dell'Inferno - spiega ancora Sereni - Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l'Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. L'offesa - aggiunge - è resa più evidente perchè il corpo "rotto" e "storpiato" di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un'offesa».
OMOSESSUALI - Anche gli omosessuali, nel linguaggio dantesco i sodomiti, sarebbero messi all'indice nel poema dell'Alighieri. Coloro che ebbero rapporti «contro natura», sono infatti puniti nell'Inferno: i sodomiti, i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali. «Non invochiamo nè censure nè roghi - precisa Sereni - ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L'arte è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non rimuovono».

CRIMINI - «Oggi - conclude Sereni - il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall'odio o dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti». Certo c'è da chiederci cosa succederebbe se il criterio proposto da «Gherush92» venisse applicato ai grandi autori della letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato «Il mercante di Venezia» di Shakespeare? O alcuni dei racconti di Chaucer? Certo è che il tema del politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla politica vera e propria. Così il Corriere in un articolo del 1996 racconta come, al momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote dell'euro , Shakespeare fu scartato perchè potenzialmente antisemita Mozart perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.

CONVOCAZIONE RIUNIONE SOCI


Si comunica che per:

LUNEDI 26 MARZO ore 21,00

è convocata la riunione dei soci di PIACENZA ANTAGONISTA presso la sede sociale.

martedì 6 marzo 2012

PIAZZA ANDREA ROSSI - L'intervento dell'A.N.P.I. da "Libertà" del 4 Marzo 2012



Il caso della piazza di San Nicolò
Noi, gendarmi della memoria che
mettiamo in guardia sul fascismo
di ROMANO REPETTI*

Fare "i gendarmi della memoria, i gendarmi del passato": sarebbe questa la colpa dell'Anpi, quando sottolinea la necessità di non dimenticare che in Italia abbiamo avuto un regime politico, quello fascista, che si impose con la violenza e l'assassinio, che abolì ogni libertà politica e di opinione, che teneva gli italiani sotto il controllo di una capillare rete di spie, che infine, sposando le criminali ambizioni di Hitler di sottomettere gli altri popoli europei al dominio della "razza ariana", portò l'Italia via via in guerra contro la Francia, l'Inghilterra, la Grecia, la Jugoslavia, l'Urss e infine gli stessi Usa, una guerra mondiale che provocò oltre cinquanta milioni di morti, violenze e sofferenze inenarrabili, e naturalmente la prevedibile disfatta militare della stessa Italia. E non è tutto: dopo che, finalmente, dallo stesso Gran consiglio del fascismo fu scaricato Mussolini ed il nuovo governo legittimo dell'Italia pose fine alla guerra con le forze anglo-americane, vi furono ancora numerosi fascisti che si misero al servizio dell'occupazione nazista dell'Italia e del proseguimento della guerra, tramite il nuovo regime mussoliniano di Salò, la cui costituzione, non va dimenticato, fu decisa personalmente da Hitler il 10 settembre '43 nella sua cancelleria di Berlino.
Ricordare questo doloroso passato e il fatto che la libertà e la dignità dell'Italia fu poi per fortuna riscatta dai tanti italiani che dopo il settembre del '43 non si piegarono più al dominio nazi-fascista, imbracciarono le armi per combatterlo e contribuirono in modo significativo a sconfiggerlo, aprendo il nuovo capitolo dell'Italia repubblicana, è in realtà una condizione essenziale per trarre dalla storia lezioni e stimoli a difesa e miglioramento delle nostre attuali istituzioni democratiche, e a sviluppare i conflitti economici, sociali e politici, che anche al nostro tempo non mancano, su un terreno di civile convivenza.
Quanto rimanga attuale questo problema - conoscere la storia e trarne le dovuti lezioni - emerge anche da talune delle prese di posizione ospitate da queste pagine di Libertà riguardo alla intitolazione di una piazza di San Nicolò a un esponente piacentino della Repubblica di Salò - non di secondo piano visto che, come da resoconto della "Scure" a tutta pagina, fu proprio lui, " il camerata Andrea Rossi", a tenere la "prolusione" all'ultima grande adunata dei fascisti piacentini, il 18 marzo 1945 al Teatro Municipale, durante la quale, in un mondo ridotto a cumuli di macerie, ma per fortuna ormai prossimo alla fine della guerra, lui ancora una volta invitò i piacentini e "levarsi in armi", per andare in aiuto alle forze militari hitleriane e fasciste in rotta.
Quanto mai significativa in particolare la posizione espressa dal signor Pino De Rosa, estremo sostenitore, con ripetuti interventi su Libertà, della intitolazione suddetta. Già aveva manifestato il suo pensiero politico in un lettera pubblicata il 2 gennaio nella quale, commemorando un ex-appartenente alle Brigate Nere, aveva esaltato le pratiche della violenza dello squadrismo fascista e affermato invece, riguardo alle pratiche della democrazia, che "le cabine elettorali sono i moderni vespasiani". In un successivo intervento ha sostenuto che il 28 aprile 1945 non è la data della liberazione di Piacenza dai nazi-fascisti e della fine della guerra, che furono salutati con giubilo dalla popolazione, ma quella "della occupazione anglo-americana della città".
Infine, in un lungo intervento del 24 febbraio, gli attacchi di De Rosa hanno investito, in successione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente piacentino dell'Isrec, gli Stati Uniti d'America colpevoli di essere ipocritamente intervenuti in Europa durante la seconda guerra mondiale anche per porre fine alle "discriminazione razziali " - lo sterminio di cinque milioni di ebrei è stata dunque per De Rosa una semplice "discriminazione" razziale - l'attuale capo del Governo Mario Monti, i defunti De Gasperi, Spadolini, Fanfani, Padre Gemelli e Giorgio Bocca, il traditore Gianfranco Fini, l'Unione Europea e, buon ultimi, i "rancorosi gendarmi del passato" dell'Anpi. Per concludere con l'esplicitazione del suo credo politico: "l'urgenza di costruire un progetto rivoluzionario" che rimetta alla guida degli uomini le "umane irrazionalità (passioni, pulsioni, ideali, fedi e razza) che finora hanno fatto la storia" (quella fascista e nazista certamente!).
Per De Rosa dunque la politica deve essere guidata non dalla ragione ma dagli istinti, dalle pulsioni irrazionali, ed avere fondamenti razziali. Inoltre, sostiene, è la violenza che ha sempre fatta la storia e dunque dovrà continuare a farla.
E' un credo politico tutt'altro che originale, visto che richiama, ancor più di quello mussoliniano, il credo dichiarato ed attuato da Hitler. D'altra parte è noto che gli esponenti dell'estremismo neofascista italiano hanno come effettivo modello di riferimento appunto quello nazista.
Il fatto poi che anche di Pino De Rosa si possa magari dire che in fondo non è una cattiva persona, che è in buona fede, che non ha mai fatto personalmente del male a nessuno, non deve attenuare ma se mai accrescere l'allarme, perché in tal modo la folle dottrina che rappresenta, in quanto sostenuta da persona ritenuta innocua, riesce a circolare liberamente senza suscitare reazioni fra le forze e le istituzioni della libertà e della democrazia.Sì, l'Anpi, è scritto anche nel programma approvato dal suo ultimo congresso nazionale, "rivendica la propria natura di Associazione custode della vicenda storica attraverso cui l'Italia dalla esperienza autoritaria e violenta del fascismo ha saputo ritrovare la via di un ‘ritorno alla ragione', e mutare la propria identità passando dal totalitarismo alla democrazia". L'Anpi non desisterà quindi dal sollecitare ed incalzare gli amministratori pubblici a non tradire i valori rappresentati dalle istituzioni democratiche che presiedono. E per questo, anche con la presente presa di posizione, ho voluto ulteriormente evidenziare, per gli amministratori comunali e i cittadini di Rottofreno, quali siano i valori e gli obiettivi in nome dei quali uomini come Pino De Rosa sostengono l'intitolazione di una piazza del comune ad un esponetne della Repubblica di Salò e quale significato assumerebbe quindi l'effettuazione di tale scelta.
E mi si permetta, con l'occasione, anche di dire che coloro che, in occasione della Giornata del Ricordo, invitano proprio Pino De Rosa a tenere conferenze sulla drammatica vicenda delle foibe istriane, sarebbe il caso tenessero presente quale sia la sua concezione della storia e della politica, perché chi esalta l'irrazionalità, la violenza e le lotte razziali come matrice della storia non è certamente il soggetto più credibile a compiere una valutazione critica di quella vicenda di violenza e persecuzione, salvo usarla strumentalmente per coprire il fatto che furono le barbarie nazi-fasciste ad innescare in Europa altre violenze inumane e a produrre infinite sofferenze, anche oltre la fine della guerra.
*Segretario del Comitato
provinciale dell'Anpi

lunedì 5 marzo 2012