lunedì 7 maggio 2012

LETTURE CONSIGLIATE: "Sull'orlo del Baratro" di Alain De Benosit


la copertina del libro


Mentre il sistema finanziario internazionale è scosso dalle basi, la crisi dell'euro sta spaventando il mondo intero e mette in ginocchio le economie reali di vaste zone dell’Europa.
Il debito continua ad aumentare, come pure i deficit che hanno raggiunto un valore molto alto. Le contraddittorie stime degli esperti si sommano all'impotenza dei politici. Nessuno ha ricette pronte e tutti navigano a vista.
Siamo forse giunti alla fine del sistema del denaro?
L'usura sta minacciando fortemente la nostra realtà quotidiana. Sotto accusa sono i metodi con cui i mercati finanziari e le banche operano: acquistano grandi quantità di azioni e obbligazioni degli Stati indebitati, si impadroniscono dei loro averi a titolo di interessi su un debito consistente in una montagna di denaro virtuale che non potrà mai essere rimborsato.
Ma l'indebitamento è come la crescita materiale: né l'uno né l'altra possono prolungarsi all'infinito, il rischio concreto e attuale è che il sistema del denaro perisca attraverso il denaro medesimo.
Non è certamente limitandosi a "indignarsi" che cambieranno le cose. Lo sdegno che non sfocia nell'azione è una comoda maniera di sentirsi a posto con la coscienza.
Solo l'intervento risoluto dei ceti popolari può dare al risentimento suscitato dalle pratiche della Forma-Capitale, o semplicemente al malcontento antibancario, una base sociale concreta in grado di invertire la rotta verso un modello comunitario di economia.

Alain De Benoist

venerdì 4 maggio 2012

CONVOCAZIONE RIUNIONE SOCI "PIACENZA ANTAGONISTA - ASSOCIAZIONE CULTURALE"





I soci di "PIACENZA ANTAGONISTA - ASSOCIAZIONE CULTURALE" sono convocati in riunione:
MARTEDI 08 MAGGIO alle ore 20,30
presso la sede sociale

Il Presidente
Pino De Rosa

lunedì 30 aprile 2012

BANCHETTO DI PIACENZA ANTAGONISTA - da "Libertà" del 28 Aprile 2012


foto tratta dal quotidiano "Libertà"


Piacenza Antagonista:  «Basta all'usura di Stato»

(mir) L'associazione Piacenza Antagonista ha aderito alla mobilitazione "25 aprile per la liberazione dagli usurai di Stato": il presidente Pino De Rosa ha animato il banchetto sul Pubblico Passeggio, distribuendo materiale informativo e lanciando la campagna che proseguirà anche nelle prossime settimane. «La convivenza del popolo con il debito, l'angoscia, la precarietà, l'incertezza del futuro - ha detto - sono temi che debbono entrare nel vivo del dibattito culturale e sociale, uscendo dal dramma privato. Il nostro profilo è generalmente culturale, ma ci siamo mobilitati perché l'Italia è di fronte a un fenomeno che ci sta portando a una nuova miseria. E non per mancanza di beni, ma per la carenza di danaro in circolazione».
De Rosa ha spiegato perché il movimento parla di "usura di Stato": «La Banca centrale europea è una società per azioni, come la Banca d'Italia. La stessa Bce, anche recentemente, ha dato soldi alle banche private di tutta Europa, con un tasso inferiore all'1 per cento ma quando i governi si rivolgono a loro per coprire il debito pubblico, come imposto dagli accordi di Maastricht, ricevono dagli stessi istituti prestiti a tassi quattro-cinque volte superiori. Non so come chiamare altrimenti questo fenomeno».
Piacenza Antogonista crede quindi che «l'unico modo per uscire da questo meccanismo sia liberarsi dell'Europa dei banchieri, sostenuta anche dal nostro governo. La piaga della classe politica non è la corruzione, ma l'essere al servizio di interessi nemici del popolo»

mercoledì 18 aprile 2012

CONVOCAZIONE RIUNIONE SOCI "PIACENZA ANTAGONISTA"



I soci di "PIACENZA ANTAGONISTA Associazione Culturale" sono convocati in riunione GIOVEDI 19 APRILE 2012 alle ore 20,30 presso la sede dell'associazione.

Il Presidente
Pino De Rosa

domenica 15 aprile 2012

ALAIN DE BENOIST Sabato 21 Aprile 2012 a Sassuolo (Modena)

Alain De Benoist


Sabato 21 Aprile, a Sassuolo (Modena), a partire dalle ore 16.30, presso la sala conferenze "Gian Paolo Biasin", in via Rocca 22, incontro-dibattito con: ALAIN DE BENOIST, saggista e filosofo francese,autore di "Sull'orlo del baratro. Il fallimento annunciato del sistema denaro" (commercializzato in anteprima nazionale per questa occasione) pubblicato in Italia da Arianna Editrice

Introduce e modera Stefano Vernole, redattore di "Eurasia - Rivista di studi geopolitici".

Mentre il sistema finanziario internazionale è scosso dalle basi, la crisi dell'euro sta spaventando il mondo intero e mette in ginocchio le economie reali di vaste zone dell'Europa.
Il debito continua ad aumentare, come pure i deficit che hanno raggiunto un valore molto alto. Le contraddittorie stime degli esperti si sommano all'impotenza dei politici. Nessuno ha ricette pronte e tutti navigano a vista.
 Siamo forse giunti alla fine del sistema del denaro?
 L'usura sta minacciando fortemente la nostra realtà quotidiana. Sotto accusa sono i metodi con cui i mercati finanziari e le banche operano: acquistano grandi quantità di azioni e obbligazioni degli Stati indebitati, si impadroniscono dei loro averi a titolo di interessi su un debito consistente in una montagna di denaro virtuale che non potrà mai essere rimborsato.
 Ma l'indebitamento è come la crescita materiale: né l'uno né l'altra possono prolungarsi all'infinito, il rischio concreto e attuale è che il sistema del denaro perisca attraverso il denaro medesimo.
Non è certamente limitandosi a "indignarsi" che cambieranno le cose.
Lo sdegno che non sfocia nell'azione è una comoda maniera di sentirsi a posto con la coscienza.Solo l'intervento risoluto dei ceti popolari può dare al risentimento suscitato dalle pratiche della Forma-Capitale, o semplicemente al malcontento antibancario, una base sociale concreta in grado di invertire la rotta verso un modello comunitario di economia.

L'iniziativa, promossa dalle associazioni Eur-eka e Faremondo (Bologna) e Terra e Identità (Modena), gode del patrocinio del Comune
di Sassuolo.

L'ingresso è libero e gratuito

Per informazioni e contatti:
sassuolodebenoist@yahoo.it

POLEMICHE DAL PD, RISPONDE DE ROSA - da "Libertà" del 10 Aprile 2012

Simona Bellan

De Rosa (Piacenza Antagonista): Bellan attacca senza documentarsi 


ROTTOFRENO - «Piacenza Antagonista è per statuto un sodalizio culturale che non partecipa in alcun modo a vicende elettorali, così come io non ho tessere di partito da 12 anni». Il presidente dell'associazione Piacenza Antagonista Pino De Rosa replica al consigliere di minoranza di Rottofreno Simona Bellan che nel corso dell'ultimo consiglio comunale aveva criticato il fatto che De Rosa avesse tenuto presso il centro culturale una lezione sulle foibe e l'esodo istriano ed aveva chiesto di «tenere distinte la politica e la scuola». Secondo il presidente, si tratta di una affermazione demagogica: «Bellan critica la mia presenza senza essersi minimamente documentata e senza aver la benché minima idea di quale materiale sia stato portato in visione ai giovani alunni della scuola media di S. Nicolò. Sappiamo che la professoressa Carla Antonini (direttrice dell'Istituto storico della Resistenza, ex assessore e con tessera di partito in tasca) ha tenuto una lezione su identico argomento al liceo Gioia. Perché la signora Bellan non ha protestato? E se fosse sindaco di Rottofreno, eviterebbe di invitare il presidente dell'Anpi Cravedi che è stato addirittura onorevole? ». De Rosa rivendica il carattere "antagonistico" della sua associazione, «anche sul piano storico, toccando le corde di una parte politica (che Bellan rappresenta) la quale vorrebbe permanesse il macigno del silenzio sulla tragedia delle foibe e dell'esodo degli italiani d'Istria e Dalmazia. Il consigliere interpreta con notevole leggerezza il suo ruolo di rappresentante della comunità e con estrema faziosità». Quella della Bellan, secondo il presidente dell'associazione è solo «un'intimidazione nei confronti dell'amministrazione comunale, perché tenga culturalmente in esilio Piacenza Antagonista per evitare problemi. Ma siamo disposti a confrontarci con la signora Bellan per le prossime iniziative che andremo ad organizzare nel comune di Rottofreno».


venerdì 13 aprile 2012

PONIAMO UN FRENO ALLA DERIVA CULTURALE !!

Annibale Barca

“PERCHE’ INTITOLARE QUALCOSA AD ANNIBALE ?”

di Stefano Romanini
Il tempo, come è normale che sia, tende a far dimenticare tutto. Per far si che ciò non accadesse, anche per il solo potersi tramandare sistemi di sopravvivenza, la specie umana inventò la comunicazione. Prima verbale, poi grazie a Dio, anche quella scritta.
Da quel momento nacque una delle discipline fondamentali per tutti noi: la Storia, ovvero lo studio degli eventi prodotti dall’uomo. E la conoscenza della Storia, in modo particolare quella riferita ai luoghi ove ognuno di noi vive, risulta essere per lo meno basilare.
Questo breve preambolo perché da un po’ di tempo leggiamo anche sulle pagine del nostro quotidiano articoli, interventi e lettere che celebrano la figura di Annibale o Annibale Barca qualsivoglia.
Associazioni benemerite quali il Rotary che con la collaborazione del Comune di Gazzola erigono, vicino al ponte sul Trebbia di Tuna, un monumento in vetroresina a “grandezza naturale” raffigurante un elefante come quelli utilizzati dal comandante cartaginese nella battaglia del 18 dicembre 218 a.c., e che pare sia stata combattuta in quella zona.
Lettori che scrivono auspicando che proprio il ponte di Tuna possa essere intitolato allo stesso Annibale…..” a seguito del sondaggio che ha portato alla titolazione del nuovo ponte sorto tra Sordello e la tangenziale sud di Piacenza al maresciallo dei pontieri Palladini caduto in un attentato in Afghanistan. Desiderio, questo, suffragato anche dalla stampa locale con l’invio a stretto giro di mail della proposta al Presidente della provincia Trespidi.
Oppure, come ebbi già modo di scrivere, amministrazioni comunali come quella guidata dall’ex Sindaco di Rottofreno, Maserati, che addirittura dedicano una piazza di San Nicolò al condottiero nord africano.
Il tempo, come dicevo, azzarda al diradamento delle cognizioni sugli accadimenti, tutto ciò infatti appare come normale, mentre potrebbe, invece, risultare quasi una bestemmia se un nostro compatriota si augurasse che un ponte sul fiume Isonzo nei pressi di Caporetto (l’attuale Kobarid slovena) potesse essere intitolato al comandante delle forze tedesco-austro-ungariche generale Otto Von Below.
Tra la battaglia del Trebbia e quella di Caporetto passano, si, ben 2135 anni, ma il principio è lo stesso !  
Annibale e Von Below erano entrambi nemici del nostro popolo e per di più invasori. Poco importa se in un  caso i “nostri” parlassero latino e nell’altro il nostro attuale idioma italiano.
La città di Piacenza fu fondata dai romani, credo possa essere da tutti convenuto che la nostra condizione di appartenenza al popolo italiano,  parta proprio da li. Quindi che cosa c’entra Annibale con la nostra  storia se non il fatto che tentò con la guerra di renderci tutti nord africani e non certo gli attuali europei?
Publio Cornelio Scipione
Tutt’al più sarebbe opportuno dedicare il ponte di Tuna a Publio Cornelio Scipione che pur partecipando alla sconfitta determinata dall’improvvido comando del senatore Tiberio Sempronio Longo, riscattò l’italica stirpe qualche anno dopo in quel di Zama (202 a.c.) sconfiggendo definitivamente Cartagine.
La deriva culturale delle nostre generazioni, la totale perdita del senso di appartenenza, la rimozione delle nostre origini e delle nostre tradizioni sono le vere cause che hanno originato la pseudo società nella quale oggi siamo costretti a sopravvivere. Molto più dello spread e delle crisi economiche create ad arte dai poteri “mondialisti”.
Pur nella convinzione che l’elefantone sia stato laggiù collocato in buona fede con il solo scopo di ricordare l’evento storico in se ed utilizzato quale rafforzativo dato che la specie animale non risulta essere per nulla autoctona, si spera che in futuro coloro che pensano di dedicare qualsiasi luogo o cosa ad Annibale possano esimersi dal farlo e soprattutto di equiparare tale personaggio storico a grandi uomini come il maresciallo Palladini che l’Italia l’hanno onorata e non combattuta.
Piacenza Antagonista

lunedì 2 aprile 2012

CARPANETO PIACENTINO: Presentazione del libro "AMANDO MUSSOLINI"



Giovedi 5 Aprile alle ore 21,00 presso la Sala "BOT" nel Municipio di Carpaneto Piacentino, verrà presentato il libro di Ferdinando Bergamaschi : "Amando Mussolini, Vittorio e Ferdinando Bergamaschi: due vite, una storia".
Oltre all'autore presenzieranno all'incontro anche il prof. Mastrantonio ed il presidente di Piacenza Antagonista Pino De Rosa.

LE ACCUSE DELL'ANPI - Intervento del Presidente Pino De Rosa- da "Libertà" del 01 Aprile 2012


Attaccano ma non rispondono

di PINO DE ROSA*
Nuovamente mi tocca ritornare sulla discussione accesasi intorno alle vicende di piazza Andrea Rossi sebbene si faccia strada il sospetto che a molti lettori possa sembrare anacronistica questa disputa mentre tutto, ma proprio tutto, intorno crolla.
E' poi diventata troppo strumentale la vicenda di un giovane padre assassinato con crudele sadismo. In realtà è d'uopo sottolineare che le vicende di cui andiamo dibattendo (la sconfitta dell'Italia in guerra, la viltà dell'8 settembre 1943, lo stato di soggezione verso i poteri mondialisti che ne è conseguito) stanno alla situazione attuale di decadenza dell'Italia come l'antefatto al fatto. Del resto non è un caso che Romano Repetti nel suo intervento del 4 marzo scorso non risparmi piombo al fascista De Rosa (s'intende il gergo giornalistico per indicare i caratteri un tempo impressi sul citato metallo nella composizione delle colonne per la stampa…..) ma ciò nonostante non risponda ad uno solo degl'interrogativi che avevo indirizzato all'ANPI nella mia ultima.
Repetti preferisce, in puro stile comunista, rielaborare il mio scritto "svelando" significati e passaggi, palesando ragionamenti che altrimenti, evidentemente, altri "poco illuminati" a differenza del succitato, potrebbero non cogliere. Si spinge anche ad un'analisi del sottoscritto ma, dopo aver concesso le attenuanti generiche (non sono una cattiva persona, non ho mai fatto del male a nessuno e sono finanche in buona fede) lancia l'allarme perché sulle mie gambe circola "liberamente senza suscitare reazioni……la folle dottrina che rappresento". Nel leggere il passo mi è venuto in mente l'assassino comunista del filosofo Giovanni Gentile quando gli disse: "Professore! Non ammazziamo lei ma le idee che rappresenta".
La lettera, in questo senso rappresentativa dell'Anpi, comincia lamentando la soppressione delle libertà da parte del Fascismo e si avvia a conclusione con il voler suscitare "reazioni" alle mie idee, la cui manifestazione è evidentemente una libertà non meritevole di altrettanta tutela. E quali sarebbero in concreto le "reazioni" che auspicherebbe Repetti? Evidenziare ciò che è stato travisato e tutte le domande rimaste inevase richiederebbe troppo spazio sulle colonne di Libertà. Mi limiterò di seguito ad alcuni accenni.
Quando invocavo l'urgenza di un progetto rivoluzionario auspicavo una sintesi e non un'anacronistica contrapposizione. Non credo che Repetti voglia realmente approfondire il mio punto di vista sul razzismo, la qual cosa pure potrebbe agevolmente fare leggendo la mia ultima pubblicazione edita nel 2005 "Vivere nel cuore di chi resta significa non morire mai". E‘ per me sufficiente che mi usi la cortesia di esimersi in futuro dall'esplicitare del tutto indebitamente il mio credo politico, se non altro perché penso di cavarmela benino da solo.
Lungamente si dovrebbe poi trattare su quello che fu il vero ruolo della resistenza dal punto di vista militare, storico e politico. Tanto si dovrebbe anche aggiungere rispetto a casi numerosissimi di violenze gratuite dall'inizio ad oltre la fine della guerra civile. Basti per il momento ricordare che la parte prevalente e più propriamente politica dei suoi aderenti non aveva in mente né la democrazia né la libertà ma l'abbraccio mortale con il fallimento comunista, che in quanto a totalitarismo non è stato certo secondo a nessuno.
Rimangono senza adeguata risposta le domande poste nella mia lettera relative alle giravolte di tanti personaggi da me citati non per portare un "attacco" ma bensì per porre la questione di fondo che divide i buoni dai cattivi secondo un ormai ridicolo hollywoodismo che nulla ha a che fare con la ricerca storica.
La metafora delle cabine elettorali da me descritte come moderni vespasiani, considerando il "prodotto" che da esse deriva (e cioè l'attuale classe politica), credo poi che sia del tutto appropriata.
Per quanto riguarda infine la mia presenza nelle scuole in occasione della giornata del ricordo, come potranno testimoniare coloro che hanno assistito, i miei interventi non sono impostati come un dispensario di "verità rilevate" (è chiaro che l'ANPI ragioni con la sua forma mentis!) ma come un sollecito per i ragazzi all'approfondimento di fatti storici che volutamente per oltre metà secolo sono stati occultati. Ad ogni modo in future circostanze, dove è prevista la presenza del pubblico, Repetti è invitato, anche perché alla fine è sempre previsto l'intervento del pubblico. Ci spiegherà magari perché tende a giustificare le "altre violenze inumane" anche quando queste furono patite da partigiani che, sicuramente antifascisti, non volevano comunque perdere la loro identità di italiani a beneficio del comunismo di Tito.
Ormai la favola dei buoni è svelata ed il re denudato.
Per una riabilitazione mi permetto di consigliare all'ANPI almeno una tardiva dissociazione dalle attuali forze ed istituzioni democratiche, alle quali invece Repetti continua ad appellarsi, in nome di quei ragazzi che morirono non certo per generare lo sfacelo ed il decadimento che abbiamo quotidianamente dinanzi. Permettetemi un suggerimento: Il prossimo 25 aprile non andate alle celebrazioni ufficiali garantendo ancora legittimità ad una classe politica che è invece del tutto delegittimata e sta conducendo nel baratro il popolo italiano. O forse costoro sono i vostri degni eredi?
O forse vi è un mutuo ed interessato scambio?
Spero vivamente di non dover più ritornare sull'argomento, volendo Piacenza Antagonista intraprendere urgentemente un cammino di approfondimento ed iniziativa volto a favorire maggiore consapevolezza sul grave momento che stiamo vivendo, per suscitare una volontà di riscatto.
Fallito l'internazionalismo comunista e smascherato il mercatismo liberista bisogna recuperare un mondo di valori che ho definito "irrazionalità" perché non rispondente ai canoni materialisti del dare ed avere ma è fondato sul concetto dell'essere e della comunità. Ci sono tante altre cose belle nella vita rispetto al PIL, lo spread, l'inflazione ed i bilanci. La battaglia urgente è ristabilire un ordine di valori per cui queste ultime siano funzionali all'uomo e non l'uomo ridotto a schiavo di un progetto razionale ma disumano, il mondialismo.
Il fatto che ci sia ancora chi preferisce il ruolo del gendarme, vive solo di rancore e continua a volere una contrapposizione che torna utile solo agli ormai visibili ed identificabili nemici di tutti i popoli che non vogliono annullarsi nell'idiozia globale mostra già di per se che alla menzogna sul passato si accompagna il nulla del presente ed il buio totale per il futuro.
*Presidente Piacenza Antagonista

martedì 20 marzo 2012

TECNOCRAZIA

Mario Monti

"Oggi Monti regna su Roma come un nuovo Cesare. In effetti il processo democratico è stato sospeso per permettere a un tecnocrate non eletto di mettere in atto politiche che i politici eletti non riuscivano a far passare"
Michael Schuman
(Time Magazine 9 febbraio 2012)

martedì 13 marzo 2012

INAMMISSIBILI DICHIARAZIONI DA PARTE DI PSEUDO-RICERCATORI ...CONSULENTI ONU



La deriva intellettuale a cui stiamo assistendo da diversi anni a questa parte è spaventosamente vasta. Le motivazioni di tutto ciò sono molteplici e, in alcuni casi, inspiegabili. Ma la forma più fastidiosa, odiosa e inaccettabile, è senz'altro quando qualcuno la utilizza a scopo "pubblicitario".
Ieri (12 marzo 2012) sul Corriere della Sera è apparso un articolo che riportiamo per intero qui di seguito e che rappresenta uno dei livelli più bassi (per dirla alla Mourinho) di PROSTITUZIONE INTELLETTUALE mai visti sino a d'ora.
E pensare che certi personaggi...o meglio, certa gentaglia, lavora come consulente addirittura dell'Onu...ovvero viene anche pagata!
Comunque lasciamo al lettore ogni considerazione e commento in merito. Noi, per quel che ci riguarda, possiamo solo confermare che saremo sempre una, seppur minuscola,  diga contro l'anti-cultura che questi personaggi cercano di vomitarci addosso.

dal Corriere della Sera del 12 Marzo 2012

 

in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo

«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»

L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu

in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo

«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»

L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu


MILANO - La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.

ANTISEMITISMO - «La Divina Commedia - spiega all'Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 - pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega l'organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: «Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell'apostolo che tradì Gesù)»; «giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore» (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell'antisemitismo. «Studiando la Divina Commedia - sostiene Gherush92 - i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». E ancora, prosegue l'organizzazione, «nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti».

MAOMETTO - Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche accenti islamofobici. «Nel canto XXVIII dell'Inferno - spiega ancora Sereni - Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l'Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. L'offesa - aggiunge - è resa più evidente perchè il corpo "rotto" e "storpiato" di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un'offesa».
OMOSESSUALI - Anche gli omosessuali, nel linguaggio dantesco i sodomiti, sarebbero messi all'indice nel poema dell'Alighieri. Coloro che ebbero rapporti «contro natura», sono infatti puniti nell'Inferno: i sodomiti, i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali. «Non invochiamo nè censure nè roghi - precisa Sereni - ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L'arte è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non rimuovono».

CRIMINI - «Oggi - conclude Sereni - il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall'odio o dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti». Certo c'è da chiederci cosa succederebbe se il criterio proposto da «Gherush92» venisse applicato ai grandi autori della letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato «Il mercante di Venezia» di Shakespeare? O alcuni dei racconti di Chaucer? Certo è che il tema del politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla politica vera e propria. Così il Corriere in un articolo del 1996 racconta come, al momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote dell'euro , Shakespeare fu scartato perchè potenzialmente antisemita Mozart perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.

CONVOCAZIONE RIUNIONE SOCI


Si comunica che per:

LUNEDI 26 MARZO ore 21,00

è convocata la riunione dei soci di PIACENZA ANTAGONISTA presso la sede sociale.

martedì 6 marzo 2012

PIAZZA ANDREA ROSSI - L'intervento dell'A.N.P.I. da "Libertà" del 4 Marzo 2012



Il caso della piazza di San Nicolò
Noi, gendarmi della memoria che
mettiamo in guardia sul fascismo
di ROMANO REPETTI*

Fare "i gendarmi della memoria, i gendarmi del passato": sarebbe questa la colpa dell'Anpi, quando sottolinea la necessità di non dimenticare che in Italia abbiamo avuto un regime politico, quello fascista, che si impose con la violenza e l'assassinio, che abolì ogni libertà politica e di opinione, che teneva gli italiani sotto il controllo di una capillare rete di spie, che infine, sposando le criminali ambizioni di Hitler di sottomettere gli altri popoli europei al dominio della "razza ariana", portò l'Italia via via in guerra contro la Francia, l'Inghilterra, la Grecia, la Jugoslavia, l'Urss e infine gli stessi Usa, una guerra mondiale che provocò oltre cinquanta milioni di morti, violenze e sofferenze inenarrabili, e naturalmente la prevedibile disfatta militare della stessa Italia. E non è tutto: dopo che, finalmente, dallo stesso Gran consiglio del fascismo fu scaricato Mussolini ed il nuovo governo legittimo dell'Italia pose fine alla guerra con le forze anglo-americane, vi furono ancora numerosi fascisti che si misero al servizio dell'occupazione nazista dell'Italia e del proseguimento della guerra, tramite il nuovo regime mussoliniano di Salò, la cui costituzione, non va dimenticato, fu decisa personalmente da Hitler il 10 settembre '43 nella sua cancelleria di Berlino.
Ricordare questo doloroso passato e il fatto che la libertà e la dignità dell'Italia fu poi per fortuna riscatta dai tanti italiani che dopo il settembre del '43 non si piegarono più al dominio nazi-fascista, imbracciarono le armi per combatterlo e contribuirono in modo significativo a sconfiggerlo, aprendo il nuovo capitolo dell'Italia repubblicana, è in realtà una condizione essenziale per trarre dalla storia lezioni e stimoli a difesa e miglioramento delle nostre attuali istituzioni democratiche, e a sviluppare i conflitti economici, sociali e politici, che anche al nostro tempo non mancano, su un terreno di civile convivenza.
Quanto rimanga attuale questo problema - conoscere la storia e trarne le dovuti lezioni - emerge anche da talune delle prese di posizione ospitate da queste pagine di Libertà riguardo alla intitolazione di una piazza di San Nicolò a un esponente piacentino della Repubblica di Salò - non di secondo piano visto che, come da resoconto della "Scure" a tutta pagina, fu proprio lui, " il camerata Andrea Rossi", a tenere la "prolusione" all'ultima grande adunata dei fascisti piacentini, il 18 marzo 1945 al Teatro Municipale, durante la quale, in un mondo ridotto a cumuli di macerie, ma per fortuna ormai prossimo alla fine della guerra, lui ancora una volta invitò i piacentini e "levarsi in armi", per andare in aiuto alle forze militari hitleriane e fasciste in rotta.
Quanto mai significativa in particolare la posizione espressa dal signor Pino De Rosa, estremo sostenitore, con ripetuti interventi su Libertà, della intitolazione suddetta. Già aveva manifestato il suo pensiero politico in un lettera pubblicata il 2 gennaio nella quale, commemorando un ex-appartenente alle Brigate Nere, aveva esaltato le pratiche della violenza dello squadrismo fascista e affermato invece, riguardo alle pratiche della democrazia, che "le cabine elettorali sono i moderni vespasiani". In un successivo intervento ha sostenuto che il 28 aprile 1945 non è la data della liberazione di Piacenza dai nazi-fascisti e della fine della guerra, che furono salutati con giubilo dalla popolazione, ma quella "della occupazione anglo-americana della città".
Infine, in un lungo intervento del 24 febbraio, gli attacchi di De Rosa hanno investito, in successione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente piacentino dell'Isrec, gli Stati Uniti d'America colpevoli di essere ipocritamente intervenuti in Europa durante la seconda guerra mondiale anche per porre fine alle "discriminazione razziali " - lo sterminio di cinque milioni di ebrei è stata dunque per De Rosa una semplice "discriminazione" razziale - l'attuale capo del Governo Mario Monti, i defunti De Gasperi, Spadolini, Fanfani, Padre Gemelli e Giorgio Bocca, il traditore Gianfranco Fini, l'Unione Europea e, buon ultimi, i "rancorosi gendarmi del passato" dell'Anpi. Per concludere con l'esplicitazione del suo credo politico: "l'urgenza di costruire un progetto rivoluzionario" che rimetta alla guida degli uomini le "umane irrazionalità (passioni, pulsioni, ideali, fedi e razza) che finora hanno fatto la storia" (quella fascista e nazista certamente!).
Per De Rosa dunque la politica deve essere guidata non dalla ragione ma dagli istinti, dalle pulsioni irrazionali, ed avere fondamenti razziali. Inoltre, sostiene, è la violenza che ha sempre fatta la storia e dunque dovrà continuare a farla.
E' un credo politico tutt'altro che originale, visto che richiama, ancor più di quello mussoliniano, il credo dichiarato ed attuato da Hitler. D'altra parte è noto che gli esponenti dell'estremismo neofascista italiano hanno come effettivo modello di riferimento appunto quello nazista.
Il fatto poi che anche di Pino De Rosa si possa magari dire che in fondo non è una cattiva persona, che è in buona fede, che non ha mai fatto personalmente del male a nessuno, non deve attenuare ma se mai accrescere l'allarme, perché in tal modo la folle dottrina che rappresenta, in quanto sostenuta da persona ritenuta innocua, riesce a circolare liberamente senza suscitare reazioni fra le forze e le istituzioni della libertà e della democrazia.Sì, l'Anpi, è scritto anche nel programma approvato dal suo ultimo congresso nazionale, "rivendica la propria natura di Associazione custode della vicenda storica attraverso cui l'Italia dalla esperienza autoritaria e violenta del fascismo ha saputo ritrovare la via di un ‘ritorno alla ragione', e mutare la propria identità passando dal totalitarismo alla democrazia". L'Anpi non desisterà quindi dal sollecitare ed incalzare gli amministratori pubblici a non tradire i valori rappresentati dalle istituzioni democratiche che presiedono. E per questo, anche con la presente presa di posizione, ho voluto ulteriormente evidenziare, per gli amministratori comunali e i cittadini di Rottofreno, quali siano i valori e gli obiettivi in nome dei quali uomini come Pino De Rosa sostengono l'intitolazione di una piazza del comune ad un esponetne della Repubblica di Salò e quale significato assumerebbe quindi l'effettuazione di tale scelta.
E mi si permetta, con l'occasione, anche di dire che coloro che, in occasione della Giornata del Ricordo, invitano proprio Pino De Rosa a tenere conferenze sulla drammatica vicenda delle foibe istriane, sarebbe il caso tenessero presente quale sia la sua concezione della storia e della politica, perché chi esalta l'irrazionalità, la violenza e le lotte razziali come matrice della storia non è certamente il soggetto più credibile a compiere una valutazione critica di quella vicenda di violenza e persecuzione, salvo usarla strumentalmente per coprire il fatto che furono le barbarie nazi-fasciste ad innescare in Europa altre violenze inumane e a produrre infinite sofferenze, anche oltre la fine della guerra.
*Segretario del Comitato
provinciale dell'Anpi

lunedì 5 marzo 2012

domenica 26 febbraio 2012

PIAZZA ANDREA ROSSI - da "Libertà" del 24 Febbraio 2012


La piazza di San Nicolò, Monti e i «mistificatori dell'Anpi»

di PINO DE ROSA*
Avremmo preferito non intervenire più sulla vicenda di piazza Rossi a S. Nicolò, se non per complimentarci con Libertà per il sondaggio promosso. Non tutti hanno compreso la volontà di alimentare il dibattito ed estenderne la platea. Lo avremmo però fatto il giorno d'inaugurazione della piazza cogliendo non uno ma due risultati positivi sulla via della liberazione della storia dalla strumentalizzazione di parte. S'impone invece un intervento dopo le opinioni ospitate dal quotidiano piacentino il 6 febbraio scorso. E' una peculiarità del nostro tempo fare a gara, dalla storia alla cronaca, con la prospettiva di conquistare il consenso rispetto agli altri, nel rappresentare le vittime. Si arriva a rivendicarne l'esclusiva, ad appropriarsene anche indebitamente (ci sono casi nel Piacentino di caduti per mano partigiana che sulle lapidi sono diventate "vittime del nazifascismo") fin oltre la soglia del ridicolo, come nel caso di Napolitano accorso a Praga per far sue le vittime anticomuniste del 68 sebbene ai tempi avesse apertamente parteggiato per i carri armati russi.
Nel caso di Andrea Rossi è evidentemente impossibile farlo diventare una vittima antifascista ed allora bisogna negarne lo status. E come se non addossando a lui stesso altre vittime che i sostenitori del "bene" rappresentano? Non potendo, perché non vi sono, circostanze personali che vedrebbero coinvolto Rossi in casi specifici (la forzatura dell'addetto stampa che diventa braccio destro del Prefetto appare troppo evidente) allora si tenta, per addivenire al risultato voluto, di vagare e divagare. L'articolo in perfetto slang progressista di Achilli ci prova. Non possiamo tacere per non correre il rischio che, con tanto poco, ci riesca.
Accogliamo quindi l'invito a "rendere chiaro e distinguibile ciò che è giusto da ciò che non lo è" (il che significa evidentemente che il giusto non dipende da chi lo dice ma da ciò che viene detto) e partiamo proprio da quel "male" (che invidia per chi lo ha infallibilmente identificato! C'informi anche per il "bene"; porremmo fine a tutti i tormenti del nostro animo) che Achilli dice "non dobbiamo continuare a banalizzare, sottacere o rimuovere…. ed a seppellirlo sotto una coltre di malintesi storici".
Già, i malintesi storici. Come quello per esempio dei "civilissimi" Stati Uniti, sorti con il genocidio dei pellerossa e cresciuti con la deportazione delle genti africane, che le leggi razziali le ebbero in vigore fino al 1968. Si pensi che generosità nel radere al suolo mezza Europa per abolire le discriminazioni tenute in vita a casa propria! O forse l'urgenza dipende dal "peso" di chi è vittima delle discriminazioni? Molto potremmo scrivere. Spostiamo la nostra attenzione sul "rimuovere e sottacere" e concentriamoci su personaggi di casa nostra cui abbiamo dato più di un lustrino nelle pubbliche vie o di certo qualcuno si appresta a fare.
Il 27 gennaio scorso il Capo Europeo della Trilaterale, Presidente del direttorio mondialista che ha occupato con il golpe parlamentare il governo dell'Italia (Monti), ha citato Alcide De Gasperi "tra i Padri fondatori che hanno visto nell'Europa l'unica possibilità di scongiurare il ripetersi degli eventi tragici che l'avevano marchiata". Però. E quello che De Gasperi ha dichiarato in gioventù? Rimosso, sottaciuto e seppellito. Non potendo abusare della disponibilità di Libertà invitiamo i lettori a consultare il blog della nostra associazione sebbene in fase di costruzione: piacenzaantagonista. blospot. com
Troveranno frasi ed articoli di personaggi illustri come De Gasperi, Spadolini, Fanfani, Padre Gemelli e la meravigliosa chicca di Giorgio Bocca che abbiamo riportato per intero, pubblicata nel 1942. In tanti firmarono il manifesto della razza e si diedero da fare per eccellere in razzismo, poco prima di redimersi.
Se quindi furono responsabili del "clima" che determinò "la tragedia" anche coloro che non operarono direttamente, la colpa di Rossi potrebbe essere solo quella di non aver voltato gabbana in tempo inaugurando la stagione che si protrae con Fini emuli fino ai nostri giorni. Noi crediamo invece il contrario. Immaginatevi un ragazzo che a Cuneo legge nel 42 l'articolo di Bocca (che vi prego ancora di andare a leggere sul nostro blog) e se ne convince al punto di aderire nel 43 alla RSI. Nel giro di 2 anni il ragazzo viene assassinato vigliaccamente ed oggi lui è il "male assoluto" e Bocca un eroe della libertà! A chi la piazza? Per finire bisognerà prima o poi correlare questi teorici del "bene" nonché custodi della "condanna del male" alla realtà: "Europa libera e democratica". Ma dove vivono? Dov'è libera questa Europa che non dispone dei suoi confini e del suo territorio, non possiede la sua moneta, è vincolata nei suoi commerci e declina quotidianamente, tramonta sotto tutti i profili? E quale democrazia c'è se il popolo non ha alcuna rappresentanza ma subisce le decisioni di burocrati, finanzieri, agenzie di rating e faccendieri? Maastricht, Schengen, la BCE che c'azzeccano con la democrazia?
Al politburò in sedicesimo dell'Anpi piacentino poi vorremmo suggerire di occuparsi ugualmente di una tal materia piuttosto che continuare a fare i rancorosi gendarmi del passato che non riusciranno certo a mistificare per sempre. Secondo me quel 30% del sondaggio è ancora sulla bocca dello stomaco!
Ma voi avete fatto i partigiani per generare una classe politica di corrotti che dopo aver badato solo ai loro privilegi ci hanno consegnati mani e piedi alla finanza internazionale? Avete scelto l'antifascismo per arrivare a cancellare ogni forma di stato sociale dalle pensioni alla sanità? Avevate in mente di tornare alla fine dell'800 nella gestione dei rapporti di lavoro come sta per accadere? Volevate restare per sempre una colonia USA con basi militari e scelte di politica estera vincolata? Secondo me sì! Per questo non ho mai ritenuto che la vostra fosse la parte giusta.
A distanza di 70 anni potremmo però auspicare nuove sintesi, uscendo da una contrapposizione che solo voi volete. A noi basterebbe il rispetto delle vittime senza appropriazioni indebite o presuntuose diversificazioni.
C'è con urgenza da costruire un progetto rivoluzionario senza attardarsi in diatribe e riflettendo magari sul fatto che la pace mercantile perpetua non si è affatto realizzata ma ha determinato una situazione di potenziale schiavitù globale. Le umane irrazionalità che finora hanno fatto la storia (passioni, pulsioni, ideali, fedi e razze) piuttosto che eliminarle appaiono oggi l'unica prospettiva di libertà.
* Piacenza Antagonista

PIAZZA ANDREA ROSSI - da "Libertà" del 22 Febbraio 2012


ROTTOFRENO - Piazza Fratelli Maserati non sarebbe di proprietà comunale

ROTTOFRENO - (crib) Piazza Fratelli Maserati non sarebbe di proprietà comunale. Dopo tante discussioni sulla proposta della giunta comunale di Rottofreno, guidata dal sindaco Raffaele Veneziani, di cambiare il nome della piazza di San Nicolò per dedicarla alla vittima di guerra Andrea Rossi, adesso arriva la notizia che l'area in questione non apparterrebbe di fatto al Comune. È emerso ieri sera durante la trasmissione Tempo Reale su Telelibertà, condotta da Giovanni Palisto. Presenti in studio, il presidente dell'associazione Piacenza Antagonista Pino De Rosa e la direttrice dell'Istituto Storico della Resistenza Carla Antonini, che ha rievocato per la prima volta l'uccisione del nonno, vicefederale durante la Repubblica Sociale.
«SOLO UN ASPETTO TECNICO» -A confermare il mancato passaggio di proprietà al comune è stato l'ex sindaco di Rottofreno Giulio Maserati, contattato telefonicamente durante la trasmissione. Così, mentre il sindaco Veneziani alla luce della novità prende tempo per verificare la cosa (pur ammettendo che esistono «altre decine di casi analoghi» da regolarizzare), l'ex sindaco Maserati precisa che quella di usufruire di zone non tecnicamente "pubbliche" è una prassi consolidata. «Quando ero sindaco, ne ho sistemate a decine di strade, vie o aree verdi che non erano passate al Comune», spiega. «Ed è possibile che qualcuna lo sia ancora. Quando si dà il permesso di costruire, il lottizzante si occupa anche delle strade e delle aree verdi che successivamente dovranno essere cedute al Comune, come d'accordo. Ma il Comune, per sua natura, è piuttosto lento a rogitare e quindi anche se un'area non è comunale secondo il catasto, grazie a un preciso accordo scritto con il privato, si può comunque considerarla tale. È solo un piccolo aspetto tecnico». In ogni caso, quindi, non ci sarebbero elementi per impedire né influire sull'eventuale cambiamento del nome alla piazza. Tanto che fu proprio l'ex sindaco Maserati a inaugurarla nel 2009 senza che il Comune ne fosse proprietario.
STOP DALLA PREFETTURA? -Intanto, prosegue regolarmente l'iter per l'intitolazione della piazza ad Andrea Rossi. La proposta è già stata inviata da tempo al Prefetto per l'approvazione definitiva, dopo aver controllato l'effettiva bontà del provvedimento. Tuttavia, secondo alcune voci di corridoio - al momento non confermate da nessuna delle due parti - l'orientamento della Prefettura sembrerebbe quello di una bocciatura della proposta della giunta Veneziani. Bocca cucita in merito anche dallo stesso sindaco di Rottofreno, il quale si limita ad affermare che è in corso una fase interlocutoria tra Comune e Prefettura. Il prossimo appuntamento per saperne di più e per tornare a discutere di piazza Fratelli Maserati sarà ai primi di marzo, con il prossimo consiglio comunale: in quell'occasione, l'amministrazione Veneziani dovrà rispondere all'interrogazione presentata dal gruppo del Pd sulla presunta illegittimità della proposta di cambiamento di nome alla piazza.

GORNO DEL RICORDO - da "Libertà" del 20 Febbraio 2012


Intitolazione del percorso che porta alla scuola
Bettola, scalinata "Martiri delle foibe":
«Per trasmettere ai ragazzi la storia»

BETTOLA - Un gesto concreto per dare un contributo di verità alla storia. Ha voluto significare questo l'inaugurazione della scalinata "Martiri delle foibe" che si è svolta ieri mattina a Bettola per l'iniziativa dell'amministrazione comunale.
Il sindaco Simone Mazza e la sua giunta, attuando concretamente la "Giornata del ricordo" istituita con legge 2004 per rendere omaggio vittime della pulizia etnica condotta dal regime di Tito nei confronti degli italiani istriani, fiumani e dalmati che ha visto 20mila morti infoibati e 350mila italiani esuli, hanno dedicato due giorni ad approfondire un tema ancora non del tutto conosciuto. «Oggi concludiamo un percorso nato due anni fa - ha osservato il primo cittadino - per dare un giusto risalto ad una tragedia italiana rimasta nell'oblio per sessant'anni. I nostri fratelli italiani hanno subito tremende persecuzioni, sono stati cacciati dalla loro terra per motivi razzistici e 20mila sono stati i morti infoibati». E' stata quindi scoperta la targa "scalinata martiri delle foibe" che dà il nome alla salita che da via Europa porta nel cortile delle scuole elementari, il cui lavoro di ristrutturazione è stato seguito dall'assessore Roberto Ferrari. «Abbiamo scelto questo luogo - precisa Mazza - perché i ragazzi possano interrogarsi su ciò che è successo e su ciò che può accadere nel cuore dell'uomo per arrivare ad una tragedia di questo tipo».
L'inaugurazione è stata la conclusione di una due giorni dedicata al ricordo. Sabato sera infatti, nella sala consigliare del municipio, è stato ospite Lino Vivoda, direttore del periodico "Istria Europa". Testimone delle atrocità subite dai suoi conterranei e dai componenti della sua famiglia, egli stesso è esule dal 1947 e oggi risiede ad Imperia. Anch'egli presente alla cerimonia, ha espresso la sua gratitudine per il segno che l'amministrazione bettolese, per prima, ha concretizzato dopo l'invito dello scorso anno dell'allora comitato spontaneo per le foibe, oggi Piacenza Antagonista, presieduta da Pino De Rosa, a compiere un gesto concreto ed immortale sul tema. «Questo è un segno di solidarietà - ha affermato Vivoda -, molto diverso da quello ricevuto quando sono arrivato con i 600 esuli di Pola al porto di Ancona in nave e a Bologna dopo 12 giorni di treno dove ci hanno rifiutato il cibo e considerati fascisti e banditi. Ma noi eravamo italiani. Oggi ricordiamo i fatti, non per rivendicare, ma per trasmettere ai ragazzi la storia». La celebrazione della messa nella chiesa di San Bernardino ha aperto la cerimonia inaugurale cui ha partecipato, oltre a Sergio Bursi per la Provincia, Andrea Pollastri, consigliere regionale, rappresentanti delle amministrazioni di Cortemaggiore, Pontenure, Pontedellolio e Rottofreno, anche l'onorevole Tommaso Foti il quale, a nome del Parlamento italiano, ha ringraziato per l'iniziativa.
Nadia Plucani

GIORNO DEL RICORDO - da "Libertà" del 19 Febbraio 2012



«Io, un sopravvissuto all'orrore delle foibe»
Sui banchi la testimonianza di Lino Vivoda

La tragedia delle foibe vista con gli occhi di chi ha vissuto in una città che ora non c'è più. La seconda Guerra Mondiale, le repressioni delle truppe di Tito e l'esodo dal paese natio: questa la difficile vita di Lino Vivoda, che ha vissuto sulla propria pelle una delle pagine più drammatiche della storia nazionale. Gli alunni del Raineri-Marcora l'hanno potuto ascoltare ieri mattina nel corso di un incontro organizzato dalle insegnanti Claudia Martinelli e Mara Croci per fare luce sugli avvenimenti accaduti in quegli anni tra Friuli Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, purtroppo ancora poco conosciuti dalla maggior parte degli italiani. Gli "infoibati", come vengono chiamati gli oltre 25mila italiani vittime del governo slavo tra il 1943 ed il 1945, sono stati a lungo dimenticati, come ha detto Pino De Rosa di Piacenza Antagonista introducendo l'ospite d'onore: «Molti non sanno quello che è successo, i corpi buttati con umiliazione nelle foibe, le insenature naturali tipiche di quei luoghi. Solo negli ultimi anni la memoria di queste persone è stata riabilitata». Uno di quei sopravvissuti è proprio Vivoda, che ancora oggi ha negli occhi il crudele destino che ha causato la fine della sua città natale, ovvero Pola. Un breve filmato lo ha illustrato con chiarezza: centro dell'Istria, ma italiano a tutti gli effetti con 31mila abitanti, il paese venne stravolto dall'occupazione slava durante il 1945 fino all'esodo finale. 28mila di loro partirono alla volta dell'Italia su navi che solcavano l'Adriatico in cerca di nuove speranze, ma molti di loro non ce la fecero. «Uno di essi era proprio mio fratello Sergio - ha raccontato Vivoda - nelle immagini si vede chiaramente la sua tomba. Ancora oggi quella triste storia mi sembra incredibile. All'epoca conoscevamo i nomi di due soli esuli, Mazzini e Dante, e non credevamo toccasse anche a noi». E in seguito, la storia non è stata certo più clemente con Pola, diventata poi la croata Pula. «Se andate in Slovenia o in Croazia, vi dicono che la mia città era tornata sotto il loro controllo dopo tanti anni. Ma Pola non era mai stata slava, la sua origine era romana ed in seguito un'orgogliosa città italiana». Proprio come il fratello di Lino, che venne ucciso dalla polizia segreta di Tito in un brutto giorno del 1946, a seguito dell'esplosione di alcune mine sulla spiaggia del porto. Da tanto dolore, Vivoda ha tratto la forza per fondare un giornale: si chiama "Istria Europa" ed ancora oggi ricorda gli esuli di allora.
G. F.

PIAZZA ANDREA ROSSI - da "Libertà" del 18 Febbraio 2012


Lo stradario di San Nicolò tra storia e memoria di parte
Piazza Rossi? Ci si arriva passando
per Piazza Togliatti e Piazzetta Barca
di STEFANO ROMANINI*
Inizio questo mio intervento con la citazione di una frase del Manzoni: "Quell'ignoranza che l'uomo assume e perde a suo piacere, non è una scusa, ma una colpa".
Dopo aver atteso qualche giorno affinché gli animi si chetassero un poco, ed essermi fatto un'idea più chiara possibile riguardo ai termini dell'acceso scambio di opinioni, letti nei giorni scorsi riguardo la Piazza "Maserati o Rossi" di San Nicolò, sento la necessità di tentare di porre il dibattito su un piano concettuale, sempre che sia possibile.
Non voglio essere ipocrita e quindi provvedo a chiarire immediatamente che la mia missiva è indirizzata a tutti, ripeto tutti, coloro che si sono dichiarati contrari con i loro interventi all'intitolazione dell'attuale Piazza F. lli Maserati, al dottor Andrea Rossi.
Non voglio entrare, ora, nel merito circa la scelta fatta dall'Amministrazione comunale di Rottofreno. Di questo, credo, se ne parlerà nelle sedi opportune. No, vorrei evidenziare le argomentazioni dei pareri contrari a questa scelta.
Nei diversi interventi si sono addotte motivazioni varie, ma quelle maggiormente ricorrenti erano di due tipi: per dedicare una via o una piazza occorre che il "destinatario" abbia manifestato, durante la propria vita, atti od opere in genere che diano lustro al Paese (inteso sia come nostro paesino, sia come Nazione), oppure, non si può dedicare un luogo pubblico ad una persona che, anche non in modo diretto (come nel caso del dottor Rossi), ha compartecipato in modo convinto e consapevole ad un regime che ha creato terrore e morte durante la guerra civile 1943-1945.
Riguardo alla prima dissertazione segnalo che a pochi metri dalla piazza "incriminata", l'Amministrazione comunale precedente ha intitolato la piazzetta ove si svolgono in genere le feste della Pro-loco sannicolina a tale "Annibale Barca". Ma chi era questo personaggio? Proprio lui, l'Annibale degli elefanti, un cartaginese (ora si direbbe maghrebino) che non era passato da queste parti per diffondere pillole di cultura o di pace, ma era qui per "suonarle" (eccome se le ha suonate!) ai romani…. e se la storia non ci inganna anche qui, i romani saremmo noi; ma si sa, bisogna essere "politically correct".
Comunque in questo caso non ricordo di aver sentito organizzazioni che sostengono la paternità dell'Italia liberata con le loro battaglie, scagliarsi contro chi invece dedica una piazza ad uno straniero che l'Italia la voleva conquistare.
La seconda motivazione addotta è il motivo che mi ha spinto ad intervenire: procedendo qualche passo dalla piazzetta "Annibale" di cui sopra, si giunge a quella che fino a qualche tempo fa rappresentava la maggior piazza (che poi della piazza ha ben poco) di San Nicolò: Piazza Palmiro Togliatti. Ora, partendo dalle disquisizioni esposte dai "contrari" chiedo: ma è lo stesso Palmiro Togliatti che portava sempre al taschino un orologio regalatogli, durante la guerra civile di Spagna da Negrin, appena tolto sotto i suoi occhi dal gilè di un povero morto appena fucilato? Ma soprattutto è forse lo stesso Palmiro Togliatti che nell'Unione Sovietica, nel corso del "Grande terrore" tra il 1935 e il 1939 vistava personalmente i procedimenti giudiziari e gli elenchi con le relative condanne con la scritta di suo pugno "soglasen" (ovvero: sono d'accordo) di italiani laggiù rifugiati perché antifascisti?
La storia, quando non manipolata dal negazionismo, ci viene in soccorso. Con la caduta dei muri, ovvero quello di Berlino e quello dell'omertà della sinistra del dopoguerra, ci arrivano i documenti inconfutabili che comprovano che si, è lo stesso Palmiro Togliatti.
Allora, egregi "contrari", spigatemi, spiegate a tutti perché Andrea Rossi è colpevole per la sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana, senza alcuna responsabilità verificabile per i morti partigiani durante la guerra civile italiana, mentre Palmiro Togliatti non è colpevole per la sua partecipazione attiva (con i suoi avalli scritti) nell'epurazione di italiani nella Russia staliniana?
Però, per cortesia, almeno questa volta date motivazioni plausibili o, per lo meno, intelligenti.

* Piacenza Antagonista

GIORNO DEL RICORDO - da "Libertà" del 17 Febbraio 2012


Bettola, domenica s'inaugura la scalinata
ristrutturata e dedicata ai Martiri delle Foibe
Il sindaco Mazza: «Eliminati i punti pericolosi, ora sarà anche illuminata»

BETTOLA - Per celebrare il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, in questo fine settimana l'amministrazione di Bettola organizza due iniziative di approfondimento storico e invita tutti a parteciparvi. Domani alle 21 nella sala consiliare del municipio si terrà un incontro dal titolo: "A colloquio con la storia". Introdurrà la serata il sindaco, Simone Mazza. Seguirà l'intervento dello storico Pino De Rosa, rappresentante del comitato Cittadini per le foibe. Sarà inoltre ospite Lino Vivoda, direttore di Istria Europa, un trimestrale gratuito di informazione e cultura nato con lo scopo di difesa della causa istriana «per un impegno volontaristico degli aderenti al Gruppo Istria Regione Autonoma Europea - viene spiegato - in totale autonomia e indipendenza sia politica che economica».
Nella mattinata di domenica 19 febbraio, invece, le iniziative si apriranno con la celebrazione di una messa alle 10 nella chiesa di San Bernardino. Seguirà l'inaugurazione, alla presenza dell'amministrazione comunale e della popolazione, della Salita Martiri delle Foibe, una scalinata pedonale che da via Europa conduce al cortile della scuola primaria e che sarà benedetta dal parroco don Angelo Sesenna.
«Il Giorno della Memoria - informa il sindaco Mazza - è stato istituito per legge: il 10 febbraio di ogni anno si rinnova la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe del Carso, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Per questo, la giunta comunale di Bettola ha deciso, il 30 gennaio scorso, di proporre due momenti significativi, dando così alla scalinata il nome di Salita martiri delle foibe». La scalinata è stata ristrutturata nell'autunno 2011 da una ditta specializzata a un costo di 20mila euro. «La scalinata - informa ancora Mazza - era molto pericolosa perché non aveva più subito manutenzioni importanti e costituiva un pericolo per gli alunni della scuola elementare, i loro genitori e per chi vi lavora. Sono stati così rimossi e riposizionati i cordoli in pietra e il porfido. E' pure stato installato un punto luce, come è già stato fatto per la Salita Unità d'Italia, strada adiacente alla chiesa di San Bernardino e recentemente inaugurata. L'obiettivo è evitare che rimangano angoli bui nel paese, luoghi potenzialmente pericolosi e poco decorosi. A valle, infine, è stato migliorato il sistema della raccolta delle acque piovane».
n. p.

GIORNO DEL RICORDO - da "Libertà" del 17 Febbraio 2012


La tragedia delle foibe raccontata ai ragazzi
San Nicolò, lezione speciale con De Rosa e proiezione di filmati d'epoca

SAN NICOLÒ - Sono partiti con poche cose, ma allo stesso tempo con la necessità di dover portare via con loro il più possibile, i brandelli di tutta una vita, persino i mobili, i materassi e gli oggetti più cari: per gli esuli di Pola, lasciare la propria casa ha significato innanzitutto non poterla mai più rivedere.
Nelle giornate in cui si è ricordato il genocidio italiano nell'Istria e la pulizia etnica compiuta dagli uomini di Tito, anche a San Nicolò la tragica pagine delle foibe e dell'esodo italiano è stata ricordata nei giorni scorsi con un incontro che si è tenuto al Centro culturale al quale hanno partecipato diverse classi terze delle scuole medie del paese. In veste di docente, questa volta c'era il presidente dell'associazione "Piacenza antagonista", Pino De Rosa, che ha spiegato ai ragazzi le origini di questa drammatica pagina della storia italiana, spesso ancora troppo dimenticata, specialmente dalle nuove generazioni. Per rendere questa lezione più accattivante, è stata allestita per l'occasione una mostra fotografica che ha riproposto in circa una trentina di immagini i momenti più significativi e tragici delle uccisioni titine e dei 350mila esuli italiani dalle regioni jugoslave dell'Istria e della Dalmazia.
«Per comprendere quello che è successo in quegli anni non è sufficiente esaminare i fatti, ma anche ritornare indietro nel tempo per indagare le ragioni storiche che hanno portato a questo odio verso i cittadini di origine italiana», spiega De Rosa alla sala gremita di studenti. «Non si deve dimenticare che queste terre sono state prima colonizzate dai romani e poi rimaste italiane fino all'800, quando hanno iniziato ad avanzare le popolazioni slave». Nel racconto di questo "braccio di ferro" storico tra Italia e Jugoslavia, le immagini riportano poi all'Irredentismo della prima guerra mondiale e all'armistizio dell'8 settembre del ‘43. «Fu in quel momento che avvenne il più grande massacro di italiani della nostra storia. Nelle foibe carsiche, finirono più di 7mila persone, anche partigiani del Cln: le uccisioni avevano ormai perso ogni connotazione politica per diventare a tutti gli effetti un genocidio indiscriminato».
Nella seconda parte dell'incontro, invece, è stato proiettato ai ragazzi un vecchio filmato della "Settimana Incom" dell'epoca, riguardante l'esodo di Pola. Guidati dalla narrazione asciutta e retorica tipica del cinegiornale dell'Istituto Luce, gli studenti hanno potuto vedere con i propri occhi la disperazione di quanti furono costretti a lasciare di fretta le loro abitazioni lasciandole agli slavi e i volti rigati di lacrime di chi, dalla nave in partenza, guardava la sua città per l'ultima volta.
Cristian Brusamonti