Attaccano ma non rispondono
di PINO DE ROSA*
Nuovamente mi tocca ritornare sulla discussione accesasi intorno alle vicende di piazza Andrea Rossi sebbene si faccia strada il sospetto che a molti lettori possa sembrare anacronistica questa disputa mentre tutto, ma proprio tutto, intorno crolla.
E' poi diventata troppo strumentale la vicenda di un giovane padre assassinato con crudele sadismo. In realtà è d'uopo sottolineare che le vicende di cui andiamo dibattendo (la sconfitta dell'Italia in guerra, la viltà dell'8 settembre 1943, lo stato di soggezione verso i poteri mondialisti che ne è conseguito) stanno alla situazione attuale di decadenza dell'Italia come l'antefatto al fatto. Del resto non è un caso che Romano Repetti nel suo intervento del 4 marzo scorso non risparmi piombo al fascista De Rosa (s'intende il gergo giornalistico per indicare i caratteri un tempo impressi sul citato metallo nella composizione delle colonne per la stampa…..) ma ciò nonostante non risponda ad uno solo degl'interrogativi che avevo indirizzato all'ANPI nella mia ultima.
Repetti preferisce, in puro stile comunista, rielaborare il mio scritto "svelando" significati e passaggi, palesando ragionamenti che altrimenti, evidentemente, altri "poco illuminati" a differenza del succitato, potrebbero non cogliere. Si spinge anche ad un'analisi del sottoscritto ma, dopo aver concesso le attenuanti generiche (non sono una cattiva persona, non ho mai fatto del male a nessuno e sono finanche in buona fede) lancia l'allarme perché sulle mie gambe circola "liberamente senza suscitare reazioni……la folle dottrina che rappresento". Nel leggere il passo mi è venuto in mente l'assassino comunista del filosofo Giovanni Gentile quando gli disse: "Professore! Non ammazziamo lei ma le idee che rappresenta".
La lettera, in questo senso rappresentativa dell'Anpi, comincia lamentando la soppressione delle libertà da parte del Fascismo e si avvia a conclusione con il voler suscitare "reazioni" alle mie idee, la cui manifestazione è evidentemente una libertà non meritevole di altrettanta tutela. E quali sarebbero in concreto le "reazioni" che auspicherebbe Repetti? Evidenziare ciò che è stato travisato e tutte le domande rimaste inevase richiederebbe troppo spazio sulle colonne di Libertà. Mi limiterò di seguito ad alcuni accenni.
Quando invocavo l'urgenza di un progetto rivoluzionario auspicavo una sintesi e non un'anacronistica contrapposizione. Non credo che Repetti voglia realmente approfondire il mio punto di vista sul razzismo, la qual cosa pure potrebbe agevolmente fare leggendo la mia ultima pubblicazione edita nel 2005 "Vivere nel cuore di chi resta significa non morire mai". E‘ per me sufficiente che mi usi la cortesia di esimersi in futuro dall'esplicitare del tutto indebitamente il mio credo politico, se non altro perché penso di cavarmela benino da solo.
Lungamente si dovrebbe poi trattare su quello che fu il vero ruolo della resistenza dal punto di vista militare, storico e politico. Tanto si dovrebbe anche aggiungere rispetto a casi numerosissimi di violenze gratuite dall'inizio ad oltre la fine della guerra civile. Basti per il momento ricordare che la parte prevalente e più propriamente politica dei suoi aderenti non aveva in mente né la democrazia né la libertà ma l'abbraccio mortale con il fallimento comunista, che in quanto a totalitarismo non è stato certo secondo a nessuno.
Rimangono senza adeguata risposta le domande poste nella mia lettera relative alle giravolte di tanti personaggi da me citati non per portare un "attacco" ma bensì per porre la questione di fondo che divide i buoni dai cattivi secondo un ormai ridicolo hollywoodismo che nulla ha a che fare con la ricerca storica.
La metafora delle cabine elettorali da me descritte come moderni vespasiani, considerando il "prodotto" che da esse deriva (e cioè l'attuale classe politica), credo poi che sia del tutto appropriata.
Per quanto riguarda infine la mia presenza nelle scuole in occasione della giornata del ricordo, come potranno testimoniare coloro che hanno assistito, i miei interventi non sono impostati come un dispensario di "verità rilevate" (è chiaro che l'ANPI ragioni con la sua forma mentis!) ma come un sollecito per i ragazzi all'approfondimento di fatti storici che volutamente per oltre metà secolo sono stati occultati. Ad ogni modo in future circostanze, dove è prevista la presenza del pubblico, Repetti è invitato, anche perché alla fine è sempre previsto l'intervento del pubblico. Ci spiegherà magari perché tende a giustificare le "altre violenze inumane" anche quando queste furono patite da partigiani che, sicuramente antifascisti, non volevano comunque perdere la loro identità di italiani a beneficio del comunismo di Tito.
Ormai la favola dei buoni è svelata ed il re denudato.
Per una riabilitazione mi permetto di consigliare all'ANPI almeno una tardiva dissociazione dalle attuali forze ed istituzioni democratiche, alle quali invece Repetti continua ad appellarsi, in nome di quei ragazzi che morirono non certo per generare lo sfacelo ed il decadimento che abbiamo quotidianamente dinanzi. Permettetemi un suggerimento: Il prossimo 25 aprile non andate alle celebrazioni ufficiali garantendo ancora legittimità ad una classe politica che è invece del tutto delegittimata e sta conducendo nel baratro il popolo italiano. O forse costoro sono i vostri degni eredi?
O forse vi è un mutuo ed interessato scambio?
Spero vivamente di non dover più ritornare sull'argomento, volendo Piacenza Antagonista intraprendere urgentemente un cammino di approfondimento ed iniziativa volto a favorire maggiore consapevolezza sul grave momento che stiamo vivendo, per suscitare una volontà di riscatto.
Fallito l'internazionalismo comunista e smascherato il mercatismo liberista bisogna recuperare un mondo di valori che ho definito "irrazionalità" perché non rispondente ai canoni materialisti del dare ed avere ma è fondato sul concetto dell'essere e della comunità. Ci sono tante altre cose belle nella vita rispetto al PIL, lo spread, l'inflazione ed i bilanci. La battaglia urgente è ristabilire un ordine di valori per cui queste ultime siano funzionali all'uomo e non l'uomo ridotto a schiavo di un progetto razionale ma disumano, il mondialismo.
Il fatto che ci sia ancora chi preferisce il ruolo del gendarme, vive solo di rancore e continua a volere una contrapposizione che torna utile solo agli ormai visibili ed identificabili nemici di tutti i popoli che non vogliono annullarsi nell'idiozia globale mostra già di per se che alla menzogna sul passato si accompagna il nulla del presente ed il buio totale per il futuro.
*Presidente Piacenza Antagonista
Nuovamente mi tocca ritornare sulla discussione accesasi intorno alle vicende di piazza Andrea Rossi sebbene si faccia strada il sospetto che a molti lettori possa sembrare anacronistica questa disputa mentre tutto, ma proprio tutto, intorno crolla.
E' poi diventata troppo strumentale la vicenda di un giovane padre assassinato con crudele sadismo. In realtà è d'uopo sottolineare che le vicende di cui andiamo dibattendo (la sconfitta dell'Italia in guerra, la viltà dell'8 settembre 1943, lo stato di soggezione verso i poteri mondialisti che ne è conseguito) stanno alla situazione attuale di decadenza dell'Italia come l'antefatto al fatto. Del resto non è un caso che Romano Repetti nel suo intervento del 4 marzo scorso non risparmi piombo al fascista De Rosa (s'intende il gergo giornalistico per indicare i caratteri un tempo impressi sul citato metallo nella composizione delle colonne per la stampa…..) ma ciò nonostante non risponda ad uno solo degl'interrogativi che avevo indirizzato all'ANPI nella mia ultima.
Repetti preferisce, in puro stile comunista, rielaborare il mio scritto "svelando" significati e passaggi, palesando ragionamenti che altrimenti, evidentemente, altri "poco illuminati" a differenza del succitato, potrebbero non cogliere. Si spinge anche ad un'analisi del sottoscritto ma, dopo aver concesso le attenuanti generiche (non sono una cattiva persona, non ho mai fatto del male a nessuno e sono finanche in buona fede) lancia l'allarme perché sulle mie gambe circola "liberamente senza suscitare reazioni……la folle dottrina che rappresento". Nel leggere il passo mi è venuto in mente l'assassino comunista del filosofo Giovanni Gentile quando gli disse: "Professore! Non ammazziamo lei ma le idee che rappresenta".
La lettera, in questo senso rappresentativa dell'Anpi, comincia lamentando la soppressione delle libertà da parte del Fascismo e si avvia a conclusione con il voler suscitare "reazioni" alle mie idee, la cui manifestazione è evidentemente una libertà non meritevole di altrettanta tutela. E quali sarebbero in concreto le "reazioni" che auspicherebbe Repetti? Evidenziare ciò che è stato travisato e tutte le domande rimaste inevase richiederebbe troppo spazio sulle colonne di Libertà. Mi limiterò di seguito ad alcuni accenni.
Quando invocavo l'urgenza di un progetto rivoluzionario auspicavo una sintesi e non un'anacronistica contrapposizione. Non credo che Repetti voglia realmente approfondire il mio punto di vista sul razzismo, la qual cosa pure potrebbe agevolmente fare leggendo la mia ultima pubblicazione edita nel 2005 "Vivere nel cuore di chi resta significa non morire mai". E‘ per me sufficiente che mi usi la cortesia di esimersi in futuro dall'esplicitare del tutto indebitamente il mio credo politico, se non altro perché penso di cavarmela benino da solo.
Lungamente si dovrebbe poi trattare su quello che fu il vero ruolo della resistenza dal punto di vista militare, storico e politico. Tanto si dovrebbe anche aggiungere rispetto a casi numerosissimi di violenze gratuite dall'inizio ad oltre la fine della guerra civile. Basti per il momento ricordare che la parte prevalente e più propriamente politica dei suoi aderenti non aveva in mente né la democrazia né la libertà ma l'abbraccio mortale con il fallimento comunista, che in quanto a totalitarismo non è stato certo secondo a nessuno.
Rimangono senza adeguata risposta le domande poste nella mia lettera relative alle giravolte di tanti personaggi da me citati non per portare un "attacco" ma bensì per porre la questione di fondo che divide i buoni dai cattivi secondo un ormai ridicolo hollywoodismo che nulla ha a che fare con la ricerca storica.
La metafora delle cabine elettorali da me descritte come moderni vespasiani, considerando il "prodotto" che da esse deriva (e cioè l'attuale classe politica), credo poi che sia del tutto appropriata.
Per quanto riguarda infine la mia presenza nelle scuole in occasione della giornata del ricordo, come potranno testimoniare coloro che hanno assistito, i miei interventi non sono impostati come un dispensario di "verità rilevate" (è chiaro che l'ANPI ragioni con la sua forma mentis!) ma come un sollecito per i ragazzi all'approfondimento di fatti storici che volutamente per oltre metà secolo sono stati occultati. Ad ogni modo in future circostanze, dove è prevista la presenza del pubblico, Repetti è invitato, anche perché alla fine è sempre previsto l'intervento del pubblico. Ci spiegherà magari perché tende a giustificare le "altre violenze inumane" anche quando queste furono patite da partigiani che, sicuramente antifascisti, non volevano comunque perdere la loro identità di italiani a beneficio del comunismo di Tito.
Ormai la favola dei buoni è svelata ed il re denudato.
Per una riabilitazione mi permetto di consigliare all'ANPI almeno una tardiva dissociazione dalle attuali forze ed istituzioni democratiche, alle quali invece Repetti continua ad appellarsi, in nome di quei ragazzi che morirono non certo per generare lo sfacelo ed il decadimento che abbiamo quotidianamente dinanzi. Permettetemi un suggerimento: Il prossimo 25 aprile non andate alle celebrazioni ufficiali garantendo ancora legittimità ad una classe politica che è invece del tutto delegittimata e sta conducendo nel baratro il popolo italiano. O forse costoro sono i vostri degni eredi?
O forse vi è un mutuo ed interessato scambio?
Spero vivamente di non dover più ritornare sull'argomento, volendo Piacenza Antagonista intraprendere urgentemente un cammino di approfondimento ed iniziativa volto a favorire maggiore consapevolezza sul grave momento che stiamo vivendo, per suscitare una volontà di riscatto.
Fallito l'internazionalismo comunista e smascherato il mercatismo liberista bisogna recuperare un mondo di valori che ho definito "irrazionalità" perché non rispondente ai canoni materialisti del dare ed avere ma è fondato sul concetto dell'essere e della comunità. Ci sono tante altre cose belle nella vita rispetto al PIL, lo spread, l'inflazione ed i bilanci. La battaglia urgente è ristabilire un ordine di valori per cui queste ultime siano funzionali all'uomo e non l'uomo ridotto a schiavo di un progetto razionale ma disumano, il mondialismo.
Il fatto che ci sia ancora chi preferisce il ruolo del gendarme, vive solo di rancore e continua a volere una contrapposizione che torna utile solo agli ormai visibili ed identificabili nemici di tutti i popoli che non vogliono annullarsi nell'idiozia globale mostra già di per se che alla menzogna sul passato si accompagna il nulla del presente ed il buio totale per il futuro.
*Presidente Piacenza Antagonista
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